Kumbhaka - la ritenzione del respiro




Oggi parleremo di ritenzione del respiro e cercheremo di includerla, senza rischi, nella nostra pratica personale con lo scopo di trarne immensi benefici, sul piano della salute fisica e psichica.
Gli Yogi sono capaci di bloccare il loro respiro per lunghi minuti senza effetti negativi, tutt'altro. Questo fatto ha creato grande tormento ai fisiologi. Gli Yogi utilizzano questa tecnica per controllare il prana e agire sul loro stato mentale.
Questa tecnica, Kumbhaka (in sanscrito), è molto particolare ed è bene prepararsi seriamente. Date le importanti reazioni psicofisiologiche che questa tecnica scatena, è di rigore la prudenza, ed è necessario, soprattutto in assenza di una guida qualificata, sapere esattamente ciò che accade quando si blocca il respiro.
Gli esseri umani sono, normalmente, capaci di trattenere il respiro appena per 25-75 secondi, tranne che nel caso di tuffatori allenati oppure pescatori di spugne e di perle che arrivano a tre - quattro minuti. In natura i grandi campioni fra i mammiferi sono foche e trichechi, che sono in grado di trattenere il loro respiro per più di trenta minuti.
La ricerca sugli elefanti marini che vivono al largo delle coste del Messico eseguita nel 1964, ha dato particolari risultati, che ci hanno spiegato cosa avviene durante la ritenzione del respiro. All'interno della loro arteria erano fissati strumenti per controllare le reazioni fisiologiche, dopodiché furono immersi in vasche piene d'acqua, è appena il loro naso era immerso nell'acqua si scatenava il "riflesso" e le loro pulsazioni cardiache rallentavano bruscamente. Fuori d'acqua il loro polso dava normalmente tra 80 e 90 battiti al minuto, in immersione cadeva a 12 pulsazioni al minuto. Simili esperimenti furono eseguiti anche con i vecchi pescatori di perle, che immergevano la testa in un secchio d'acqua. Immediatamente, anche in loro, il polso  scendeva a 12 battiti al minuto. Al contrario se il tuffatore si tappava le narici per trattenere il suo respiro fuori dall'acqua, la diminuzione del numero delle pulsazioni era meno importante. I ricercatori hanno capito che i fattori psicologici avevano importante funzione nello scatenamento di questo riflesso in quanto, anche nell'elefante marino, esso funzionava soltanto quando l'animale sapeva che doveva comportarsi come in una vera immersione.
Questo dimostra che la ritenzione del respiro può provocare cambiamenti nella fisiologia umana perciò non ve presa con leggerezza.

Obiettivi del Kumbhaka
La ritenzione del respiro provoca innanzitutto una liberazione di energia, di prana, nel corpo, seguita da una migliore ripartizione in tutto l'organismo. Nel caso degli Yogi questa energia, prana, è indirizzata e diretta verso tutte le parti del corpo, dove essi giudicano sia necessario inviarla.


La respirazione polmonare, esterna
La respirazione abituale comprende soltanto due fasi: inspirazione ed espirazione. Oggi introduciamo altre due fasi, perciò la respirazione in questo modo comprenderà quattro tempi che nell'ordine sono:
1. Rechaka: espirazione (la fase più importante)
2. Kumbhaka a vuoto
3. Puraka: inspirazione (la cui efficacia dipende dalla prima)
4. Kumbhaka a polmoni pieni.
Dalla modificazione di ciascuna di queste fasi nascono i vari esercizi di pranayama.
La respirazione interna, cellulare
La respirazione interna è la VERA respirazione, spesso sconosciuta, è il vero obiettivo della respirazione esterna. Ogni cellula in contatto con l'ossigeno assorbe, mediante l'ossidazione di determinati elementi cellulari, e si libera dell'energia con produzione di anidride carbonica (CO2). Stimolare la respirazione cellulare è l'obiettivo primario del pranayama, ed è accompagnata da una produzione accresciuta di calore interno mediante l'attivazione di combustioni intracellulari. Gli esercizi potrebbero provocare la sudorazione. L'energia liberata, il prana, è disponibile per fini psicofisiologici. Gli uomini occidentali vivendo una vita sedentaria, nell'aria immobile dei locali d'abitazione, hanno poche occasioni di attivare la respirazione cellulare. Questa respirazione stimola i processi normali e vitali in tutte le cellule dell'organismo. La pratica regolare assicura un buon dinamismo fisiologico, migliora il tono vitale, permette di resistere a tutti gli stress e prove della vita.
Possiamo distinguere diversi gradi di KUMBHAKA a polmoni pieni:
Kumbhaka da 3 a 20 secondi - alla portata di ognuno e permette di migliorare la digestione dell'aria ispirata. Questa categoria può essere praticata quando si vuole e non comporta alcuna controindicazione, né ci vuole una preparazione indispensabile.
Kumbhaka da 20 a 90 secondi - quando la ritenzione del respiro sorpassa i 20 secondi essa scatena reazioni assai più marcate. Non è pericolosa se viene effettuata nelle condizioni che descriveremo. L'occidentale non dovrebbe spingersi più in là, e in ogni caso non dovrebbe farlo senza una guida qualificata. In questo caso la ritenzione di respiro è spinta fino al momento in cui i meccanismi riflessi prendono il sopravvento sulla volontà e scatenano l’espirazione (viene bloccato fino al limite sopportabile senza esagerare, coinvolgendo la volontà). Mediante una progressione lenta e regolare, appoggiato da una pratica quotidiana, questi esercizi sono ancora accessibili all'Occidente mediante qualche precauzione, e un po' di buon senso.
Kumbhaka da 90 secondi a diversi minuti -  questa categoria porta gli Yogi fino ai stati pre-comatosi, controllati, che sono accompagnati da reazioni fisiologiche assai profonde.


Kumbhaka da 20 a 90 secondi
Questo tipo di respiro dovrebbe scatenare il riflesso d’immersione sopra citato e provocare importanti modificazioni alla circolazione nelle estremità. Per questa ragione deve praticarsi nella posizione del loto (Siddhasana – posizione perfetta, o almeno quella di diamante) per frenare la circolazione nelle gambe e dare il vantaggio al cervello e al cuore. Per approfondire di più questa tecnica non vi suggeriamo di leggere il libro: "Pranayama la dinamica del respiro" di Andrè Van Lysebeth



ANULOMA VILOMA
Ed ecco siamo arrivati al nostro esercizio di Pranayama con Kumbhaka. Da oggi le persone che hanno sperimentato gli esercizi suggeriti in precedenza, possono cominciare con la ritenzione del respiro.
Esercizio:
espirare dalla narice sinistra
inspirare dalla narice sinistra
Kumbhaka con i polmoni pieni
espirare attraverso la narice destra
inspirare attraverso la narice destra
Kumbhaka con i polmoni pieni
ricominciare subito lo stesso processo.
Durante le ritenzioni le due narici sono di conseguenza tappate.
In assenza di Kumbhaka questo esercizio si chiama Nadi Sodhana. L'introduzione della fase di ritenzione del respiro modifica la sua natura e il suo nome, che allora diviene Anuloma Viloma.

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