stanza del respiro


Il respiro, prima parte

"L'eterno Dio formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito di vita, e l'uomo divenne un essere vivente."

Nella Bibbia è scritto che noi viviamo perché ci è stato “soffiato” nelle narici "l'alito di vita ".
Da quel momento noi esseri umani, animali e piante, tutti quanti, facciamo parte del circolo continuo di scambio di sostanze elementari: l'ossigeno e l’anidride carbonica. Respirare significa interagire con il mondo, è una cosa che facciamo senza pensarci, quotidianamente, quando siamo svegli e quando dormiamo.
Tutti diamo per scontato di saper respirare, non è forse la cosa più semplice che esista? Siamo veramente sicuri di saper respirare bene?

 La Respirazione.

Prima di tutto parliamo un po' di fisiologia, possiamo dire che l'atto respiratorio si divide in due fasi: inspirazione ed espirazione.

L'inspirazione avviene grazie alla contrazione dei muscoli intercostali e del diaframma. Questa contrazione provoca un aumento di volume polmonare, una diminuzione della pressione intrapleurica e di conseguenza avviene l’aspirazione dell'aria nei polmoni.

L'espirazione solitamente è passiva, determinata dal semplice rilassamento dei muscoli respiratori. Il volume toracico diminuisce, i polmoni vengono compressi e l'aria espulsa.

Gli scambi gassosi tra l'aria e il sangue avvengono negli alveoli polmonari. L'ossigeno passa dall'alveolo al sangue e l'anidride carbonica dal sangue all'alveolo per diffusione o secondo gradiente di concentrazione (passaggio passivo).
Entrambi i gas vengono portati attraverso il circolo ematico in tutto il corpo.
La maggior parte dell'ossigeno (O2) si lega all’emoglobina, una proteina di colore rosso presente negli eritrociti (globuli rossi).
L'anidride carbonica, (CO2) è prodotta dal metabolismo cellulare nei tessuti ed è convogliata nei capillari sistemici per semplice diffusione passiva, la maggior parte è trasportata nel sangue legata chimicamente.

L'apparato respiratorio è costituito da:

Naso esterno (fosse nasali e seni paranasali) e cavità orale, faringe, laringe, trachea, bronchi e bronchioli, polmoni (costituiti da alveoli polmonari) e pleura.

Durante la respirazione fisiologica, in stato di riposo facciamo circa 15 atti respiratori al minuto. Come abbiamo già detto in fase inspiratoria si utilizza la muscolatura, i muscoli intercostali e il diaframma, che da solo svolge circa due terzi del lavoro respiratorio.
Lo stile di vita moderno, così sottoposto a innaturali stress psichici e fisici, ci porta a respirare in maniera errata.
La maggioranza della popolazione cosiddetta civilizzata, oggi esegue una respirazione costale con la mancanza di una totale espirazione, accelerata, superficiale e spesso orale. In pratica avviene un’inspirazione quasi costante con il diaframma quasi sempre fisso in posizione abbassata.
Questa disfunzione diaframmatica è in grado di innescare un circolo vizioso, che pùo condurre ad ulteriore stress psicofisico in grado di facilitare alterazioni di tipo ansiogeno e ad alterazioni posturali con conseguenti problematiche muscolo-scheletriche.

Detto in modo più semplice una respirazione non appropriata, non corretta, può provocare:

problemi respiratori (asma, falsi enfisemi, allergie)
problemi all'apparato digerente (ernia iatale, difficoltà digestive, stitichezza)
disfunzioni concernenti la fonazione
problematiche ginecologiche (per la correlazione diaframmatica-perineale) e legate al parto (il diaframma è il “motore” del parto)
difficoltà circolatorie (il diaframma riveste un fondamentale ruolo come pompa per la circolazione di ritorno tramite l’azione di pressione-depressione sugli organi del torace e dell’addome).

Una respirazione adeguata consente di:

Mantenere in salute l’apparato respiratorio.
Migliorare i processi metabolici e circolatori dell’intero organismo.
Ottenere una postura migliore.
Prevenire l’insorgere degli stati d’ansia tramite un maggior controllo dell’emotività e dello stress e permette di raggiungere una maggiore capacità di concentrazione e rilassamento.

In sostanza parliamo di reimparare a respirare. Ogni esercizio di rieducazione respiratoria deve partire dall’attenzione e dalla consapevolezza della propria respirazione.

La donna ha naturalmente una buona respirazione di tipo toracico-alta mentre normalmente è carente di quella bassa o addominale, per questo i problemi della donna riguardano di solito la parte bassa del corpo, dove è facilmente attaccabile dai malanni (vene varicose, flebiti, intestino pigro, infiammazioni alle ovaie, mestruazioni dolorose…).

L’uomo, al contrario, nasce con una buona predisposizione per la respirazione addominale ma carente in quella toracica, infatti i problemi cardiaci sono sempre stati una prerogativa dell’uomo (è sempre stato l’uomo a morire d’infarto almeno fino a prima di questo cambiamento di ruoli nella società).

Ci sono diverse tecniche ed esercizi che ci possono insegnare come migliorare la postura, come aprire il torace e migliorare la respirazione. Prima di tutto proviamo a osservare la nostra respirazione mettendoci seduti comodi su una sedia, per terra o in qualunque posizione ci consenta di mantenere la schiena eretta, anche la posizione da sdraiati può andare bene.
Facciamo un respiro profondo tenendo una mano sul torace e un’altra sull’addome. Inspirando ci rendiamo conto che il nostro respiro coinvolge il torace e l’addome, proviamo a osservare quanto lavora uno e quanto l’altro.
Poi ci concentriamo su quanta aria entra nei nostri polmoni, inspiriamo ed espiriamo in maniera rilassata e profonda, con attenzione. Ripetiamo qualche volta e siamo pronti a cominciare i nostri esercizi di base.

Mettiamoci in una posizione che ci consenta di stare comodamente seduti con la schiena dritta,(questo è fondamentale per qualsiasi esercizio di respirazione e in seguito vedremo più precisamente perché), ora facciamo un respiro profondo portando più aria possibile nei polmoni. Dopo qualche ciclo inspirazione-espirazione rilassato proviamo ad aumentare il volume d’aria introdotto nei polmoni allargando le braccia ed espandendo al massimo la cassa toracica, in questo modo ci riempiremo d’aria anche nei punti che di solito rimangono a riposo. Aprendo le braccia, aumentando lo spazio all’interno della cassa toracica abbiamo la possibilità di far entrare più ossigeno nei polmoni e negli alveoli.
Adesso cerchiamo di eliminare tutta l’aria che si trova all’interno del torace, per cui dopo quella profonda inspirazione che abbiamo fatto, lentamente, abbassiamo le braccia e contraendo leggermente gli addominali ci svuotiamo completamente.

Questo primo e semplice esercizio possibilmente va ripetuto cinque-dieci volte,trovando un momento nella vostra giornata in cui staccare la spina da tutto il resto,lasciando da parte pensieri,problemi, affanni ed emozioni di qualsiasi genere,nel tempo vi accorgerete di quanto può essere salutare respirare consapevolmente.

Una cosa importante da tenere sempre a mente è che in tutti gli esercizi di respirazione che vedremo l’aria entra ed esce sempre dal naso. 
Con il tempo e la pratica arriveremo ad allungare i tempi d’inspirazione ed espirazione,fino ad un pieno controllo del nostro respiro.
In questo modo abbiamo iniziato a lavorare sull’apertura della consapevolezza che riguarda il nostro respiro. Se avrete la pazienza di seguirci tenteremo di strutturare un percorso che attraverso il respiro ci condurrà a scoprire la stanza interiore coi suoi segreti.
Il nostro alimento principale: l’aria.



Il nostro naso rappresenta il principale organo d'assorbimento del prana.  Al ritmo di circa diciotto inspirazioni per un totale di 1 litro al minuto, di media, il nostro naso fa transitare nei due sensi circa 13.000 litri d'aria nelle 24 ore!
I 2 litri d'acqua e il chilogrammo di nutrimento solido che ci occorrono quotidianamente, sono ben poca cosa in confronto a questo volume.  L'aria è il nostro nutrimento principale e lo possiamo confermare. Pensate un momento: quanto tempo possiamo stare senza mangiare? E senza bere? Senza respirare bastano pochi minuti e ce ne torniamo fra le braccia del Creatore!
Il passaggio di questo nostro principale elemento vitale è strettamente sorvegliato dal naso.
Per questo motivo le conche turbinate del naso sono tappezzate da un'infinità di ultrasensibili recettori nervosi che possono rilevare tutte le variazioni qualitative dell'aria. Il compito del naso quindi è quello di condizionare l'aria, pulirla dalle polveri, riscaldarla, umidificarla e misurarne le qualità sottili.
Un cattivo odore scatena immediatamente importanti meccanismi fisiologici: il corpo viene messo in stato d'allarme, ogni cattivo odore è immediatamente sospettato di essere nocivo. La sensibilità dei recettori nervosi dell’olfatto è incredibile. Noi non percepiamo solo un profumo, siamo in grado di identificarlo con precisione: riconosciamo immediatamente il profumo della rosa, del mughetto e del giglio. Un profumo gradevole ci incita a respirare profondamente. Nel campo dell’aromaterapia è dimostrato che solo le essenze balsamiche naturali sono attivamente benefiche, quelle di sintesi non producono effetti di alcun genere, quando non provocano al contrario un senso di repulsione o effetti negativi.
Le essenze vegetali naturali diffondono i loro pregi attraverso tutto l’organismo, grazie alla loro sottigliezza e alla loro vita elettrica, agendo sulle terminazioni nervose delle conche turbinate del naso, che sono in relazione per via riflessa con i centri nervosi situati nel midollo spinale. In questo modo si possono provocare reazioni profonde e immediate su tutte le funzioni dell’organismo.
“Prendiamo l'aria”
Prendiamo, proprio alla lettera, questa espressione, perché proveremo veramente a prendere l'aria invece di inspirarla solamente, in modo passivo, come è generalmente nel caso dell'essere umano. Noi, civilizzati sedentari, persino quando ci troviamo all'aria pura in alta montagna o in fronte al mare aperto e respiriamo, o ci sforziamo di respirare, facciamo solamente entrare e uscire aria dai nostri polmoni.  Gli Yogi quando respirano prendono l'aria.
Qual è la differenza?
Le ali del naso hanno piccoli muscoli, che in noi rimangono prevalentemente inattivi ma che possiedono una grande mobilità in quegli uomini che sono detti selvaggi. Questi ultimi, con ogni inspirazione, dilatano le narici per realizzare una vera “presa d’aria”, come fanno anche gli animali. Facciamo dunque la prova di questa respirazione. Cominciamo a respirare normalmente. Le narici rimangono praticamente immobili. Poi inspiriamo profondamente ed energicamente rilasciando le ali del naso. Ci rendiamo subito conto che questo tipo d’inspirazione tende ad avvicinare le ali del naso e a ridurre così il passaggio offerto dalle narici all'entrata dell'aria, a volte succede anche che una narice si chiude completamente, sotto l’effetto di questa energica “aspirazione”. 
Adesso proviamo a prendere l'aria. Inspiriamo allargando le ali del naso, contraendo i muscoli delle narici, espirando invece li rilasceremo. Ci accorgiamo subito che con le inspirazioni effettuate in questa maniera l’aria entra più facilmente, in quantità maggiore e in modo  più equilibrato, e nello stesso momento si dirige la corrente d'aria verso le conche turbinate del naso e verso le terminazioni nervose più sensibili. Queste terminazioni nervose sono quelle incaricate di analizzare e di identificare gli odori. Il nostro naso è come una vera antenna pranica, e secondo gli yogi, questo allargamento delle narici modifica la forma del naso e guida l'aria inspirata verso le fosse nasali ove queste terminazioni nervose sono più numerose, dove è situato il nostro principale captatore di prana. Questa particolare disposizione delle narici provoca una modificazione graduale di tutto l'apparato respiratorio, narici, bronchi e alveoli polmonari compresi.
Lo starnuto, per esempio, provoca per via riflessa una risposta di tutto l'apparato respiratorio a un'irritazione anche minima. Questa reazione implica una brusca contrazione del diaframma, la partecipazione di certi muscoli del volto e una reazione globale di tutto l'apparato respiratorio.       Ed è in fondo una reazione spropositata dell’organismo a un’irritazione anche minima, appena percettibile, delle terminazioni nervose delle fosse nasali, ma una volta messa in moto non può più essere fermata. Questa è la dimostrazione che se noi cambiamo il nostro modo di respirare tutto l'apparato respiratorio di riflesso cambia.
L’allargamento delle narici condiziona la ricettività di tutto il sistema respiratorio durante l'inspirazione. Alleniamoci quindi durante i nostri esercizi respiratori allargando le ali del naso. La percezione del passaggio d'aria fresca nelle narici diviene così assai migliore e favorisce incontestabilmente l'indispensabile concentrazione del mentale sul processo di assorbimento d'aria e di prana. Non è possibile respirare in questo modo tutta la giornata ma esercitandosi regolarmente a prendere l'aria in questo modo le ali del naso ritorneranno alla loro mobilità. Anche se la modificazione sembra impercettibile, essa può comportare un accrescimento del 10% della quantità d'aria inspirata. Vi accorgerete che soltanto quest’assorbimento attivo d'aria rende la respirazione agevole, armoniosa ed equilibrata.
Da oggi proviamo ad assorbire l'aria in un modo diverso, proviamo con questi semplici esercizi a entrare in un mondo dove noi siamo gli attori principali. Controlliamo la nostra vita. Per far questo dobbiamo iniziare con la cosa principale, basilare, della nostra vita, IL RESPIRO. Sperimentiamo, rendiamo di nuovo il nostro naso muscoloso, proviamo di nuovo a sentire i profumi e di conseguenza inizieremo ad assorbire maggiormente il prana.
NADI SODHANA, il respiro purificante


Nel linguaggio occidentale non è facile trovare le parole adatte a spiegare certi concetti come “Prana” o per descrivere le energie sottili, principalmente di pura natura elettrica, come quelle che costituiscono il “corpo pranico”, un corpo quasi immateriale. Questo corpo non equivale al corpo materiale, tuttavia esiste un legame, un’interazione fra i due. Il corpo fisico, materiale e denso può essere visto, pesato,toccato,il corpo pranico invece non può essere percepito dai sensi.
Nel nostro corpo, quello che mangiamo, respiriamo, tutto il nutrimento, si trasforma in prana, o per meglio dire costituisce una delle fonti principali di prana. L’insieme delle energie circolanti nel corpo costituisce il nostro corpo sottile o pranico che a sua volta influisce sul corpo materiale.
Questo corpo sottile è in grado di entrare in rapporto con l'universo che lo circonda, insieme con i nostri organi dei sensi procura delle informazioni per “l’Io profondo”.  L'Io cosciente o vigile è in accordo con "l’io profondo" e ordina tutti i movimenti, tutte le azioni. Il nostro corpo pranico e il corpo fisico sono in collaborazione.
Le cause fisiche possono influenzare il corpo sottile, ma anche il corpo pranico se non è equilibrato può provocare danni al corpo fisico. Questi due corpi sono in perfetta sintonia. L'obiettivo reale del corpo fisico è di garantire l'integrità e l'equilibrio del corpo pranico-sottile e a sua volta il corpo sottile deve collaborare al controllo del corpo fisico. In sostanza corpo denso-corpo sottile è un rapporto che ha un’enorme importanza. Se questo rapporto si trova in equilibrio, si può giungere alla REALIZZAZIONE del SE.
Le tecniche di PRANAYAMA, che permettono il controllo del respiro, che insieme allo yoga provengono dall’enorme corpus di insegnamenti raccolti nel Tantra,insieme alla meditazione-concentrazione aiutano a tenere in armonico equilibrio questo rapporto fra i due corpi.
Il corpo pranico è costituito dall'insieme delle energie sottili, agenti nel nostro corpo. Questo "corpo energetico" assicura la coesione delle particelle materiali più dense del nostro corpo visibile, è la nostra "forza vitale".
L’energia non naviga a caso all'interno del nostro corpo, è canalizzata, è guidata attraverso dei condotti che la distribuiscono attraverso una rete complessa di 72.000 NADI termine che in sanscrito significa letteralmente tubi.Tra questi condotti sottili che portano l'energia pranica lungo il nostro corpo, ne possiamo distinguere due principali. Si chiamano IDA e PINGALA. Per il momento ci basti sapere che IDA è conduttore di energia che entra attraverso la narice sinistra, PINGALA è il suo omologo di destra.
Queste “nadi” raggiungono e percorrono la colonna vertebrale, secondo alcune tradizioni s’incrociano parecchie volte discendendo dall’alto verso il basso della colonna vertebrale, attraversando sul loro percorso alcuni dei principali "chakra", di cui per il momento non ci occuperemo ancora.
Quando, per svariate cause, un gran numero di questi condotti non è permeabile alle energie praniche, l'energia circola con difficoltà nell'organismo. Uno degli obiettivi iniziali dello yoga è quello di garantire una migliore circolazione di queste energie a tutti i livelli.

Per purificare e rendere maggiormente attivi questi due condotti principali vi è un esercizio molto efficace, un esercizio classico e basilare di qualsiasi programma di “tecniche di respirazione”, si chiama NADHI SODHANA. Questa respirazione alternatasenza ritenzione del respiro, ha lo scopo di equilibrare e livellare la corrente pranica passante, oltre che purificare tutta la rete delle nadi.
Cominciamo con la maniera di disporre le dita che andranno a chiudere le narici, il pollice si occuperà di chiudere la narice destra mentre l’anulare e il mignolo andranno a chiudere la narice sinistra.
Cominciamo con la maniera di disporre le dita che andranno a chiudere le narici. Aprite la mano destra, poi ripiegate contro il palmo della mano l’indice e il medio, Il pollice rimasto libero si occuperà di chiudere la narice destra, l'anulare e il mignolo si occuperanno della sinistra.
La postura migliore per eseguire l’esercizio è quella che ci consente di mantenere dritta la colonna vertebrale, in una posizione comunque comoda e rilassata. Può aiutare la postura sedersi a terra con un cuscino e appoggiare la schiena al muro.

Concentratevi.
Prima di cominciare fate due o tre respiri profondi, rilassati e con l’ultima espirazione svuotate completamente i polmoni e cominciate:
INSPIRATE lentamente e silenziosamente con la narice SINISTRA  chiudendo con il pollice la narice destra.
alla fine dell'inspirazione chiudete le due narici. Bloccate il respiro uno o due secondi, non di più!
lasciando chiusa la narice sinistra (con anulare e mignolo) ESPIRATE attraverso la narice DESTRA, a fondo, il più silenziosamente e profondamente possibile,svuotando completamente i polmoni.
quando i polmoni sono vuoti INSPIRATE immediatamente attraverso la narice DESTRA, lentamente e silenziosamente.
alla fine dell'inspirazione chiudete le due narici. Bloccate il respiro uno o due secondi, non di più!
ora per chiudere il circolo ESPIRATE con la narice SINISTRA tenendo chiusa la destra,come sempre più lentamente e profondamente possibile.

 per riassumere:
Prologo: ESPIRARE A FONDO
1. INSPIRARE A SINISTRA
trattenere un attimo
2. ESPIRARE A DESTRA
polmoni vuoti
3. INSPIRARE A DESTRA
trattenere un attimo
4. ESPIRARE A SINISTRA



….ricominciare il ciclo.


Provate a prendervi cinque minuti al giorno,tanto basta,e a praticare questa respirazione almeno sette volte,poi col tempo passate a praticare per dieci volte e in breve verificherete da voi stessi i benefici di questo semplice e potente esercizio di Pranayama.
NADI SODHANA, seconda parte

Nadi Sodhana, la respirazione purificante vi è piaciuta, siete riusciti a farla, che sensazioni vi ha dato?
Volevamo aggiungere qualche piccolo dettaglio all’articolo precedente, perché alcuni amici ci hanno fatto delle domande riguardanti questa tecnica, e ci è sembrato giusto condividere queste informazioni anche con voi.

Non esiste il momento favorevole per praticare il respiro purificante , può essere eseguito alla mattina, come anche alla sera, la cosa importante da ricordare è – mai praticare subito dopo il pasto , bisogna attendere almeno 30 minuti.

All’inizio non è necessario che la durata sia lunga, col passare del tempo il respiro diventa sempre più profondo. State nei vostri tempi e ripetete il ciclo per sette volte. Ciclo significa: inspirazione iniziale dalla narice sinistra, espirazione dalla destra, inspirazione dalla destra, espirazione dalla sinistra. Non importa contare, non serve pensare, provate solo a rilassarvi, chiudete gli occhi e respirate!

Sarà anchè difficile controlare la mano, le dita che chiudono le narici, poi il braccio che inizia a farvi male…
Voi provate, per evitare che il braccio si stanchi troppo presto, premetelo leggermente contro il torace, in questo modo si dovrebbe affaticare meno. Sarà il vostro corpo a trovare la posizione migliore, quella che vi permeterà di praticare senza stancarvi.

Dopo 2-3 minuti potrete avvertire un certo calore al viso, si tratta della circolazione cellulare che si sta attivando, perché è stata stimolata, indica anche che l’esercizio è stato eseguito bene e il prana ha caricato le nostre batterie cellulari.
Se riuscite a svolgere questa pratica quotidianamente, con regolarità, in poche settimane, sentirete i primi risultati e le Nadi saranno purificate.

Ripetiamo:
Questo esercizio è da praticare con calma, senza fretta in posizione comoda.
Evitate contrazioni dei muscoli del viso, tenete le labra rilassate.
La proporzione tra inspirazione ed espirazione per ora non è troppo importante, l'unica cosa importante è rallentare!
A che serve:
Questo esercizio ci serve per purificare le Nadi ed equilibrare i flussi d’aria, in modo che  il flusso della narice destra sia identico a quello della narice sinistra.

Kumbhaka - la ritenzione del respiro


Oggi parleremo di ritenzione del respiro e cercheremo di includerla, senza rischi, nella nostra pratica personale con lo scopo di trarne immensi benefici, sul piano della salute fisica e psichica.
Gli Yogi sono capaci di bloccare il loro respiro per lunghi minuti senza effetti negativi, tutt'altro. Questo fatto ha creato grande tormento ai fisiologi. Gli Yogi utilizzano questa tecnica per controllare il prana e agire sul loro stato mentale.
Questa tecnica, Kumbhaka (in sanscrito), è molto particolare ed è bene prepararsi seriamente. Date le importanti reazioni psicofisiologiche che questa tecnica scatena, è di rigore la prudenza, ed è necessario, soprattutto in assenza di una guida qualificata, sapere esattamente ciò che accade quando si blocca il respiro.
Gli esseri umani sono, normalmente, capaci di trattenere il respiro appena per 25-75 secondi, tranne che nel caso di tuffatori allenati oppure pescatori di spugne e di perle che arrivano a tre - quattro minuti. In natura i grandi campioni fra i mammiferi sono foche e trichechi, che sono in grado di trattenere il loro respiro per più di trenta minuti.
La ricerca sugli elefanti marini che vivono al largo delle coste del Messico eseguita nel 1964, ha dato particolari risultati, che ci hanno spiegato cosa avviene durante la ritenzione del respiro. All'interno della loro arteria erano fissati strumenti per controllare le reazioni fisiologiche, dopodiché furono immersi in vasche piene d'acqua, è appena il loro naso era immerso nell'acqua si scatenava il "riflesso" e le loro pulsazioni cardiache rallentavano bruscamente. Fuori d'acqua il loro polso dava normalmente tra 80 e 90 battiti al minuto, in immersione cadeva a 12 pulsazioni al minuto. Simili esperimenti furono eseguiti anche con i vecchi pescatori di perle, che immergevano la testa in un secchio d'acqua. Immediatamente, anche in loro, il polso  scendeva a 12 battiti al minuto. Al contrario se il tuffatore si tappava le narici per trattenere il suo respiro fuori dall'acqua, la diminuzione del numero delle pulsazioni era meno importante. I ricercatori hanno capito che i fattori psicologici avevano importante funzione nello scatenamento di questo riflesso in quanto, anche nell'elefante marino, esso funzionava soltanto quando l'animale sapeva che doveva comportarsi come in una vera immersione.
Questo dimostra che la ritenzione del respiro può provocare cambiamenti nella fisiologia umana perciò non ve presa con leggerezza.

Obiettivi del Kumbhaka
La ritenzione del respiro provoca innanzitutto una liberazione di energia, di prana, nel corpo, seguita da una migliore ripartizione in tutto l'organismo. Nel caso degli Yogi questa energia, prana, è indirizzata e diretta verso tutte le parti del corpo, dove essi giudicano sia necessario inviarla.

La respirazione polmonare, esterna
La respirazione abituale comprende soltanto due fasi: inspirazione ed espirazione. Oggi introduciamo altre due fasi, perciò la respirazione in questo modo comprenderà quattro tempi che nell'ordine sono:
1. Rechaka: espirazione (la fase più importante)
2. Kumbhaka a vuoto
3. Puraka: inspirazione (la cui efficacia dipende dalla prima)
4. Kumbhaka a polmoni pieni.
Dalla modificazione di ciascuna di queste fasi nascono i vari esercizi di pranayama.
La respirazione interna, cellulare
La respirazione interna è la VERA respirazione, spesso sconosciuta, è il vero obiettivo della respirazione esterna. Ogni cellula in contatto con l'ossigeno assorbe, mediante l'ossidazione di determinati elementi cellulari, e si libera dell'energia con produzione di anidride carbonica (CO2). Stimolare la respirazione cellulare è l'obiettivo primario del pranayama, ed è accompagnata da una produzione accresciuta di calore interno mediante l'attivazione di combustioni intracellulari. Gli esercizi potrebbero provocare la sudorazione. L'energia liberata, il prana, è disponibile per fini psicofisiologici. Gli uomini occidentali vivendo una vita sedentaria, nell'aria immobile dei locali d'abitazione, hanno poche occasioni di attivare la respirazione cellulare. Questa respirazione stimola i processi normali e vitali in tutte le cellule dell'organismo. La pratica regolare assicura un buon dinamismo fisiologico, migliora il tono vitale, permette di resistere a tutti gli stress e prove della vita.
Possiamo distinguere diversi gradi di KUMBHAKA a polmoni pieni:
Kumbhaka da 3 a 20 secondi - alla portata di ognuno e permette di migliorare la digestione dell'aria ispirata. Questa categoria può essere praticata quando si vuole e non comporta alcuna controindicazione, né ci vuole una preparazione indispensabile.
Kumbhaka da 20 a 90 secondi - quando la ritenzione del respiro sorpassa i 20 secondi essa scatena reazioni assai più marcate. Non è pericolosa se viene effettuata nelle condizioni che descriveremo. L'occidentale non dovrebbe spingersi più in là, e in ogni caso non dovrebbe farlo senza una guida qualificata. In questo caso la ritenzione di respiro è spinta fino al momento in cui i meccanismi riflessi prendono il sopravvento sulla volontà e scatenano l’espirazione (viene bloccato fino al limite sopportabile senza esagerare, coinvolgendo la volontà). Mediante una progressione lenta e regolare, appoggiato da una pratica quotidiana, questi esercizi sono ancora accessibili all'Occidente mediante qualche precauzione, e un po' di buon senso.
Kumbhaka da 90 secondi a diversi minuti -  questa categoria porta gli Yogi fino ai stati pre-comatosi, controllati, che sono accompagnati da reazioni fisiologiche assai profonde.

Kumbhaka da 20 a 90 secondi
Questo tipo di respiro dovrebbe scatenare il riflesso d’immersione sopra citato e provocare importanti modificazioni alla circolazione nelle estremità. Per questa ragione deve praticarsi nella posizione del loto (Siddhasana – posizione perfetta, o almeno quella di diamante) per frenare la circolazione nelle gambe e dare il vantaggio al cervello e al cuore. Per approfondire di più questa tecnica non vi suggeriamo di leggere il libro: "Pranayama la dinamica del respiro" di Andrè Van Lysebeth

ANULOMA VILOMA
Ed ecco siamo arrivati al nostro esercizio di Pranayama con Kumbhaka. Da oggi le persone che hanno sperimentato gli esercizi suggeriti in precedenza, possono cominciare con la ritenzione del respiro.
Esercizio:
espirare dalla narice sinistra
inspirare dalla narice sinistra
Kumbhaka con i polmoni pieni
espirare attraverso la narice destra
inspirare attraverso la narice destra
Kumbhaka con i polmoni pieni
ricominciare subito lo stesso processo.
Durante le ritenzioni le due narici sono di conseguenza tappate.
In assenza di Kumbhaka questo esercizio si chiama Nadi Sodhana. L'introduzione della fase di ritenzione del respiro modifica la sua natura e il suo nome, che allora diviene Anuloma Viloma.
Il ritmo del respiro

L’ultima volta abbiamo parlato di Khumbaka e voi sicuramente avrete sperimentato questa tecnica. Oggi alla tecnica aggiungeremo il ritmo. Se vi chiedete perché, la risposta è semplice. Nella natura tutto segue i suoi ritmi, il Sole, la Luna, gli animali e le piante, così anche l’essere umano ha suoi ritmi.
I ritmi più evidenti e senz’altro più importanti nel corpo umano sono sicuramente le pulsazioni del cuore e il ritmo della respirazione. Questi due ritmi oltretutto sono anche strettamente solidali. L’interdipendenza di questi ritmi biologici deriva dalla costituzione del nostro organismo.
Grande è l’importanza del ritmo, esso ci aiuta ad aumentare la nostra resistenza. Possiamo usare l’esempio del passo ritmato che ci aiuta a percorrere distanze considerevoli, con una fatica ridotta, mentre un passo irregolare stanca rapidamente. Queste particolarità non sono sfuggite agli yogi che per lunghissimo tempo hanno osservato il funzionamento del corpo umano, e hanno visto che quattro battiti corrispondono a una respirazione. Di conseguenza il primo obiettivo era di stabilire la sincronizzazione fra i battiti cardiaci e la respirazione. Hanno capito inoltre che modificando deliberatamente questi ritmi era possibile influenzare tutte le funzioni fisiologiche e psicologiche dell’essere umano.

RESPIRAZIONE RITMATA
Mettetevi nella posizione preferita per il pranayama, attendete che il vostro respiro si regolarizzi  ed entri nel suo ritmo normale, di riposo, mentre indirizzate la vostra attenzione sui battiti del cuore. Non è difficile, basta che vi concentriate sulla regione del cuore per prenderne coscienza. Se non ci riuscite, potete prendere semplicemente i battiti al polso. Contate 2 battiti per l’inspirazione, 4 per l’espirazione ( l’espirazione dura di solito il doppio dell’inspirazione ). Questo ritmo è molto naturale. Adesso prolungate progressivamente i tempi : per la inspirazione contate 3 battiti e 6 per la espirazione, se vi risulta  facile potete aumentare a 4 battiti per la Puraka (inspirazione) e 8 per la Rechaka (espirazione), e così di seguito.
Avrete notato che ancora non abbiamo parlato di ritenzione del respiro – khumbaka.                 E’ necessario prima stabilire i ritmi, senza l’introduzione della ritenzione del respiro, che comunque deve essere oggetto di un addestramento a parte.
Si stabilirà immediatamente un equilibrio nel respiro, diventerà regolare cosciente e ritmato. Un’altra cosa che noterete è che assorbe il mentale (che è uno degli obbiettivi dell’ esercizio). Ne risulta una specie di acquietamento, di serenità, che si stabilisce attraverso la magia ritmica del respiro, questo è un’ottimo antidoto allo stress della vita moderna. Perciò ogni volta quando vi sentite agitati, tesi, ansiosi non c’è medicina migliore della respirazione ritmata. Forse le prime volte avrete un’ po di difficoltà a fermarvi nel momento in cui sentite  tensione o vi sentite agitati, ma provate a fermarvi, centrarvi al vostro cuore e lì cominciate a contare, inspirazione, espirazione….
Tutti gli esercizi che abbiamo nominato fino ad ora possono essere perfezionati aggiungendo il ritmo, la sincronizzazione del respiro e dei battiti del cuore. Dal momento che avrete assimilato la respirazione alternata potrete, senza paure, ritmare i vostri esercizi di pranayama.


RESPIRAZIONE RITMATA COMPLETA
Prima di praticare la respirazione alternata ritmata è meglio esercitarsi con la respirazione completa, mantenendo la cintura addominale controllata e con l’introduzione di una breve ritenzione del respiro.
Proporzione: Puraka 1 unità (4 battiti del cuore), Khumbaka 2 unità (8 battiti del cuore). Per tentativi scoprirete la vostra durata ottimale e sarete in grado di andare all’infinito senza stanchezza. La concentrazione è facilitata dal ritmo che fissa l’attenzione.
Con la pratica aumenterete i ritmi per arrivare al ritmo classico:
Puraka -1 unità
Khumbaka - 4 unità,
Rechaka - 2 unità.
Tradotto in pulsazioni:
Inspirazione della durata di 4 battiti (1 unità),
Ritenzione del respiro della durata di 16 battiti (4 unità),
Espirazione della durata di 8 battiti (2 unità).
Questo esercizio è molto classico e potente. Non è pericoloso, se rispettate le condizioni di base: facilità, concentrazione, ritmo, la durata invece è un elemento del tutto secondario.
Praticate con perseveranza, regolarità e dolcezza fino al momento in cui il ritmo non sarà ben ancorato in voi e fino a che non vi sarà più necessario contare. Allora la respirazione ritmata sarà altrettanto naturale come camminare.                       




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