Metalli pesanti 1.parte
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I metalli pesanti sono sostanze inquinanti che penetrano in
maniera insidiosa nel nostro organismo attraverso cibi, bevande, aria, acqua,
cosmetici, farmaci, vestiti, vernici e oggetti di uso comune. Sono pericolosi
perché tendono a bioaccumularsi cioè ad aumentare la propria concentrazione in
un organismo biologico.
Si accumulano lentamente e progressivamente nelle ossa, nel
fegato, nei reni, nei tessuti connettivi, nel cervello e in altri organi. Il
nostro organismo non riesce, con i normali processi di disintossicazione, a
rimuoverli. Senza l’ausilio di sostanze chelanti, capaci di legarsi al metallo
e di trasportarlo all’esterno dell’organismo, i metalli permangono per decenni
nell’organismo e rappresentano un serio pericolo per la salute.
Possiamo scegliere di mangiare cibi biologici dove
sicuramente non sono usati pesticidi, erbicidi e fertilizzati che contengono
metalli: purtroppo le acque dei fiumi e della pioggia sono inquinate e quindi
finiscono irrimediabilmente anche nelle coltivazioni biologiche, soprattutto
dove la coltivazione è circondata da altre coltivazioni in cui queste sostanze
chimiche sono usate.
I metalli pesanti sono nelle pentole (in alluminio, acciaio
con nichel) nei cibi e addirittura nei farmaci (ad esempio gli antiacidi
contenenti idrossido di alluminio come il MAALOX), nei vaccini e nei cosmetici.
Ogni giorno accumuliamo sempre di più metalli pesanti nel corpo che bloccano
l´attività di numerosi complessi enzimatici, mentre l´eliminazione avviene solo
in minima parte, per salivazione, traspirazione, allattamento ecc. I metalli si
concentrano, danneggiando alcuni organi (in particolare cervello, fegato e
reni) poi si accumulano nelle ossa e spesso sono un fattore aggravante, se non
determinante, nelle numerose malattie croniche.
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I metalli pesanti vengono inoltre diffusi in atmosfera
attraverso l’irrorazione di aerosol chimici, per il controllo climatico, per
facilitare trasmissioni satellitari , civili e militari. Questi metalli
dall’aria arrivano poi nell’acqua e nel terreno che alimenta gli animali, gli
ortaggi, la frutta e tutte le coltivazioni.
L’elevatissimo inquinamento ambientale nel quale viviamo
mette a dura prova la capacità disintossicante del nostro organismo, il quale
non ce la fa più a fronteggiare un simile avvelenamento e va in sovraccarico,
risultando che questi metalli pesanti rimangono imprigionati nel nostro corpo
provocando numerosissimi danni.
La ricerca scientifica ha ormai ampiamente dimostrato che
alcune patologie sono strettamente legate all’inquinamento ambientale: cancro,
Alzheimer, arteriosclerosi ... In realtà l’entità e la tipologia del danno
provocato dai metalli pesanti dipende dalla quantità degli stessi e dalle sedi
di accumulo (ossa, fegato, reni, Sistema Nervoso Centrale, tessuto adiposo).
In ogni caso una caratteristica dei metalli pesanti è quella
di riuscire a bloccare l’attività di molti complessi enzimatici con conseguente
danno metabolico ed energetico.
I metalli tossici vengono da molti definiti come “killer
subdoli” poiché si sostituiscono nell’organismo ai minerali necessari per la
vita, alterando funzioni e strutture biologiche.
Il concetto di sostituzione degli elementi vitali con altri
meno idonei è un principio di base della sopravvivenza di tutti gli esseri
viventi. Esaminato sotto questo profilo, il principio della sostituzione da un
minerale ad un metallo tossico, può essere visto come un meccanismo di
adattamento. L’accumulo dei metalli tossici nel nostro organismo, si può
spiegare, come un processo adattativo che si innesca nei casi in cui si debba
fronteggiare una carenza di elementi vitali.
L’organismo che si trova ad affrontare una mancanza di
minerali o vitamine indispensabili per la salute, ricorre ai metalli tossici,
che li sostituiscono nei siti di legame degli enzimi e dei sistemi enzimatici.
Si tratta di un processo subdolo, poiché in qualche modo è il nostro stesso
organismo che apre la strada ai suoi nemici e li posiziona proprio nelle
componenti più vitali e indispensabili.
Ad esempio il piombo sostituisce il calcio nel cervello, il
cadmio sostituisce lo zinco e l’alluminio sostituisce il magnesio. La
sostituzione permette ai sistemi enzimatici, vitali per la nostra salute, di
continuare a funzionare, ma non di funzionare esattamente come prima. Il
metallo incorporato causa infatti una o più alterazioni fisiologiche. Le
reazioni non avvengono esattamente come prima, ma trovano una via alternativa,
danno vita ad una variante che inevitabilmente determina delle conseguenze
negative per l’equilibrio generale. L’organismo può rimediare a queste varianti
se avvengono per un periodo limitato di tempo, tuttavia se perdurano abbastanza
a lungo, non è più possibile porvi rimedio. Per questa ragione è opportuno
seguire periodicamente un programma di disintossicazione.
Non esiste una definizione universalmente accettata di
metallo pesante basata sulle proprietà chimico-fisiche. Sono state proposte
delle definizioni in base alla densità (un metallo pesante sarebbe un elemento
chimico la cui densità sia maggiore di 5 grammi per centimetro cubo) o in base al
peso atomico (un elemento il cui peso atomico sia maggiore di 20). D'altra
parte le principali caratteristiche chimiche dei metalli pesanti, ossia il
carattere cationico ( ione con carica positiva) con diversi stati di
ossidazione e l'elevata attitudine a formare complessi molecolari nel
citoplasma cellulare, fa includere nell'elenco dei metalli pesanti anche
elementi come il selenio e l'arsenico che non sono metalli.
Un sottogruppo particolarmente importante in biologia e in
medicina è costituito dai cosiddetti metalli in traccia (o elementi in
traccia), gli elementi chimici presenti nei fluidi biologici degli organismi
viventi in concentrazioni inferiori a 1 μg per grammo di peso. In base agli
effetti fisiopatologici i metalli in traccia possono essere suddivisi in due
gruppi: nel primo gruppo gli elementi essenziali per la vita in quanto
implicati in importanti processi metabolici, mentre nel secondo gruppo sono
contenuti elementi tossici per gli organismi viventi anche a basse
concentrazioni. Nel caso degli esseri umani sono noti quindici elementi in
traccia essenziali: arsenico, cobalto, cromo, rame, fluoro, ferro, iodio,
manganese,molibdeno, nichel, selenio, silicio, stagno, vanadio e zinco, mentre
il secondo gruppo contiene elementi quali cadmio, mercurio, cromo e piombo.
Continua...
Tratto da : http://dioni.altervista.org/dioni_0374.html
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